La Guardia di finanza di Verona sta procedendo al sequestro in queste ore di un ingente patrimonio immobiliare riconducibile a due donne della provincia, già arrestate in passato per il reato di usura. Il valore complessivo dei beni, dei quali fanno parte, tra gli altri, 44 fabbricati e due terreni ubicati nelle province di Verona, Vicenza, Milano, Brescia e Napoli, è di oltre 4,8 milioni di euro.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria sono impegnati, in particolare, a dare esecuzione a una misura di prevenzione emessa dal Tribunale di Venezia (Sezione Misure di Prevenzione) su richiesta della Procura della Repubblica di Verona, nei riguardi delle due donne, madre e figlia, nei cui confronti è stato disposto il sequestro del patrimonio posseduto.
Tra gli immobili che ora potranno definitivamente entrare a far parte dei beni dello Stato vi sono undici fabbricati – tra appartamenti, garage e magazzini di proprietà della figlia – del valore di circa 2 milioni di euro, nonché il capitale sociale e l’intero patrimonio di due società della provincia di Verona. Si tratta, più nel dettaglio, di un’impresa del capoluogo esercente l’attività di costruzione e locazione di edifici a cui sono riconducibili ventisei immobili (ventiquattro fabbricati e due terreni) e di un residence della Valpolicella al quale fanno riferimento gli ulteriori nove appartamenti. Entrambe le aziende sono amministrate dalla madre.
Nell’ambito delle medesime operazioni i Finanzieri stanno anche procedendo a sequestrare un’autovettura, una polizza assicurativa di oltre 1,1 milioni di euro e somme di denaro depositate su conti correnti bancari per circa 50 mila euro. Le vicende alla base della surrichiamata misura si ricollegano a precedenti attività d’indagini sviluppate dalle Fiamme Gialle scaligere su delega della locale Procura della Repubblica nei confronti delle suddette persone, già sottoposte al regime di detenzione domiciliare nell’ottobre del 2015 per i reati di usura e abusiva attività finanziaria. In quell’occasione i Finanzieri avevano accertato, in particolare, che le due donne si erano rese responsabili di una vasta attività usuraia ai danni di svariati imprenditori veronesi e vicentini, attraverso la concessione di prestiti con tassi d’interesse annui che raggiungevano anche picchi del 265% (e in un caso del 1000%!). Per tali motivi le stesse erano già state spogliate dell’ingente ricchezza posseduta nell’ambito delle relative indagini penali.
Constatata la rilevante sproporzione tra il patrimonio detenuto e i redditi dichiarati, i militari della Guardia di finanza hanno proposto alla medesima Autorità Giudiziaria che nei loro confronti venisse applicata anche la più stringente normativa antimafia che oggi ha portato all’importante sequestro, propedeutico alla successiva confisca.