La Polizia di Stato in servizio all’aeroporto Valerio Catullo di Verona ha trovato due corni di rinoceronte abbandonati in uno zaino aperto nei parcheggi auto dell’aerostazione.
L’incredibile scoperta è avvenuta grazie alla segnalazione giunta al personale della Polizia di Frontiera Aerea, diretta dal vice questore Roberto Salvo, di una rete di recinzione del parcheggio dell’area low cost trovata tranciata. Gli operatori della Polaria, una volta giunti sul posto, trovato a terra, nelle vicinanze della rete tagliata e ad una delle autovetture parcheggiate, uno zaino con la cerniera aperta, dalla quale s’intravvedevano i due corni di rinoceronte.
La conferma che si trattassero proprio di esemplari originali è poi arrivata grazie alla collaborazione con il settore specializzato, il Gruppo Carabinieri Forestale di Verona – Nucleo Cites, diretto dal tenente colonnello Luca Zuccoli.
Il rinoceronte è una specie animale esotica a rischio d’estinzione, a causa del bracconaggio, tutelata da leggi nazionali, europee e convenzioni internazionali e soggetta al florido commercio clandestino per via della polvere ricavata dai corni, che, nella medicina tradizionale orientale, è considerata miracolosa per le sue proprietà afrodisiache.
Proprio per questo motivo che i corni di rinoceronte sono tutt’oggi ricercati soprattutto dai Paesi dell’Est asiatico, quali, Vietnam e Cina, facendo registrare sul mercato nero, un valore economico decisamente incredibile, per molti, addirittura ritenuto superiore a quello della cocaina o dell’oro. Un corno, infatti, viene venduto ai ricettatori asiatici ad un prezzo che può oscillare tra i 25.000 e i 200.000 euro, ma è niente rispetto a quanto invece rende il commercio della sua polvere, oltre i 65.000 euro al chilo.
L’analisi compiuta dal nucleo Cites sui due corni ritrovati all’aeroporto di Verona, del peso complessivo di 2,143 chili, ha potuto evidenziare uno stato di conservazione ottimale. Sono risultati esser stati trattati con delle sostanze specifiche per la conservazione nel tempo, come l’imbalsamatura, e sottoposti a lucidatura.
Proprio la particolarità sullo stato di conservazione ha fatto orientare gli investigatori a ritenere più che fondato il fatto che quei due esemplari ritrovati siano stati oggetto di furto da qualche Museo di Storia Naturale, Sale espositive delle aste o Collezioni private d’Italia, d’Europa o internazionali. Tale ipotesi investigativa, è ritenuta ancor di più avvalorata, dal fatto che da diversi anni i furti di corni di rinoceronte sono in forte aumento nei luoghi d’esposizione in tutta Europa.
Sono tuttora in corso le indagini da parte della Polaria di Verona e del Nucleo Cites per risalire agli autori del furto e capire la giusta dinamica dei fatti legata al ritrovamento, nonché il luogo da dove sono stati in passato trafugati.
