Scarcerato il ristoratore veronese finito nei guai l’11 agosto con accuse che vanno dall’evasione fiscale e contributiva alla violenza privata, dalla violenza o minaccia per costringere a commettere un reato all’utilizzazione illecita e fraudolenta di manodopera, a reati in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ieri, il giudice per le indagini preliminari Rita Caccamo ha revocato la misura di custodia cautelare ai domiciliati per l’ex rappresentante legale del ristorante “Ippopotamo” di piazza Bra, gestito ora da un curatore nominato dal Tribunale. Roberto Zanini, 52 anni, noto imprenditore veronese, è accusato di un’evasione fiscale e contributiva che sfiora i 3 milioni e la Procura ha disposto il sequestro di quote di 5 diverse società riferenti al ristoratore e di 21 conti correnti bancari. L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Giulia Labia, è iniziata ancora nel 2013, dopo diversi esposti presentati da cuochi e camerieri che si sono avvicendati negli anni nel ristorante. Sarebbero, infatti, ben 170 i lavoratori stranieri e gli studenti che avrebbero subito minacce e sarebbero stati sfruttati dall’imprenditore: orari di lavoro di 14 ore, senza nemmeno un giorno di pausa al mese, una paga di 6 euro l’ora senza contributi. E minacce a chi osava chiedere qualcosa di più o solo parlare di diritti.
La revoca che si è basata su quanto prodotto dai difensori di Zanini, gli avvocati Giuseppe Pavan e Gianluca Spolverato, riguarda il reato di evasione. Sarebbe emerso che per sanare la posizione fiscale l’imprenditore aveva concordato un piano di rientro con l’Agenzia delle Entrate che in marzo era diventato operativo. E Zanini al momento dell’arresto aveva già onorato le prime due scadenze.
Nessun commento invece sulla vicenda che si riferisce alle segnalazioni dei dipendenti per minacce e sfruttamento.